William Wall
Romanziere e Poeta Irlandese
‘Uno stilista cupo e sensuale’. Desmond Traynor– The Irish Independent
Bibliobiografia
Autore di “Smugglers In the Underground Hug Trade”, Ghost Estate, Grace’s Day, Suzy Suzy e “This is The Country”, quest’ultimo candidato tra i preferiti al Booker Prize.
Tra i più recenti premi ottenuti da William Wall si ricordano il Premio Internazionale Letterario Carlo Bo/Giovanni Descalzo (2022), il Premio Lerici “AngloLiguria” (2021), il Premio di Conza Poesia (2021) e il premio Drue Heinz per la Letteratura (USA-2017). A questi si aggiungono il Patrick Kavanagh Award (Irlanda) per la poesia; il Premio Doolin per la poesia (Irlanda); il Virginia Faulkner Award (USA) e il Sean O’Faoláin Prize (Irlanda) entrambi per il racconto breve; e diversi premi della Settimana Dello Scrittore (Irlanda).
William Wall era il primo poeta laureato della sua città natale, Cork, per l’anno 2021-’22.
L’autore è stato inoltre selezionato per il Man Booker Prize (Regno Unito), The Poetry Now Awards (Regno Unito) e The Manchester Fiction Prize (Regno Unito). È stato selezionato per il Premio MarEtica (Italia), lo Young Minds Book Award (Regno Unito), l’Irish Book Awards, il Raymond Carver Award (USA), l’Hennessy Award (Irlanda) e per molti altri prestigiosi riconoscimenti. Ha ricevuto borse di studio dall’Irish Arts Council, borse di viaggio da Culture Ireland e le traduzioni dei suoi libri sono state finanziate dall’Ireland Literature Exchange. Ha inoltre ricevuto incarichi pubblici.
Non è un membro di Aosdána: se ti stai chiedendo perché, leggi il suo saggio “Riding Against The Lizard” direttamente dal suo blog Icemoon. Il suo lavoro è stato tradotto in molte lingue, tra cui italiano, olandese, cinese, portoghese, lettone, macedone, serbo e catalano. Nel 2019 è stato Writer In Residence alla Joyce Summer School di Trieste. Ha un interesse particolare per l’Italia e ha letto in occasione di diversi festival, tra cui il Festival dei Tratti di Faenza, il Festival Internazionale di Poesia di Genova e il festival Pordenone Legge. Traduce dall’italiano. È stato co-presentatore di workshop sulla traduzione. Nel 2014 ha fatto parte della Italo-Irish Literature Exchange, ente responsabile dell’organizzazione di letture in vari luoghi d’Italia, tra cui Sant’Agata de Goti, Roma, Lugo di Romagna e Bologna. Nel 2010 è stato delegato irlandese al Parlamento europeo degli scrittori a Istanbul. Durante il mese di marzo 2010 è stato Writer in Residence presso The Princess Grace Irish Library di Monaco. Nel 2009 è stato Fellow del Liguria Center for the Arts & Humanities. Ha collaborato con l’artista Harry Moore per la creazione della mostra e del libro Shadowlands nel 2008.
Ha conseguito un dottorato di ricerca in scrittura creativa presso la School of English, University College Cork.
Nato a Cork | Cresciuto nel villaggio costiero di Whitegate | Educato all’University College di Cork | Laurea in filosofia e inglese
Agenzia letteraria
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Libri in Italiano
Il nuovo libro per 2024 TI RICORDI MATTIE LANTRY
Quando lo scrittore Jim Winter, in pieno lockdown, decide di offrire un workshop online a cinque aspiranti autori, non può nemmeno immaginare quello che lo aspet- ta. La regola è una sola: il completo anoni- mato di insegnante e allievi. Tra le storie in- viate spicca subito quella scritta da Deirdre, che racconta la tragica fine di Mattie Lantry, un ragazzo solitario e isolato dai coetanei, ritrovato senza vita all’interno di un cimitero a soli diciassette anni nell’or- mai lontano 1980. Mentre Deirdre invia un capitolo dopo l’altro, agli occhi attoniti di Winter appare sempre più evidente che gli eventi raccontati assomigliano molto, troppo, a un episodio della sua gioventù. L’ambientazione, i fatti, persino i nomi so- no gli stessi. Ma chi è Deirdre e come fa a conoscere ogni dettaglio di quella storia? E in che modo Winter è coinvolto in ciò che è accaduto?
Per scoprirlo dobbiamo tornare nei luoghi dove tutto è cominciato, in un piccolo bor- go di pescatori irlandese sferzato dal mare e dal vento. Qui Jim incontrerà le sue vec- chie conoscenze e dovrà riportare a galla storie che credeva sepolte: il doloroso se- greto che lo tormenta da tutta la vita…
Il romanzo, forte e intenso, di un grande narratore irlandese ambientato fra Camogli e Genova
Un giorno una donna bussa alla porta di Kathleen (Kate) Holohan in Irlanda, le dà un mazzo di chiavi e se ne va senza spiegazioni. Kate, professoressa universitaria ed esperta di Joyce, è rimasta vedova da poco e ha scoperto che il marito, operatore finanziario, l’ha lasciata in un mare di debiti in procinto di sommergerla.
Non ha mai visto quelle chiavi prima, e comincia a cercare tra le carte del defunto marito per trovare un indizio. Scopre così che lui possedeva segretamente un appartamento a Camogli. Abbandona tutto (fuggendo dai debiti) e vola a Genova dove scopre che l’appartamento era un ‘nido d’amore’ in cui il marito e la sua amante si incontravano. Il posto è pieno di vestiti di lei. Dato che la compagnia aerea ha perso il suo bagaglio, Kate inizia a indossare i vestiti della donna, che le stanno a pennello.
Enrico Terrinoni su Il Manifesto (Roma)
Presto fa amicizia con una formidabile signora anziana che vive all’ultimo piano della villa che la prende sotto la sua ala e comincia a insegnarle l’italiano.
Giornalista e scrittrice, ex staffetta della resistenza, ed ex esponente di primo piano nei partiti della sinistra italiana, Anna aiuta Kate a trovare un lavoro part-time all’università e a farsi una nuova vita, nonostante i creditori del marito la perseguitino ancora. Le presenta Guido. un suo giovane amico, con cui Kate avvia una relazione. Poi Anna riceve una notizia che sembra devastarla: una cara amica che non sente da trent’anni, sta morendo nella sua casa di Cluny. Le due donne, a bordo del vecchissimo Maggiolino giallo di Anna, partono alla volta della Francia in un viaggio drammatico e insieme esilarante che si risolverà con un formidabile colpo di scena.
Vincitore del Premio CARLO BO – GIOVANNI DESCALZO 2022
Il Turno Di Grace
Nutrimenti, Roma 2021
Creatore di personaggi indimenticabili, autore dotato di uno stile e capacità narrative straordinarie, Wall, pluripremiato, tradotto in varie lingue, solo ora è stato scoperto in Italia, dove peraltro – in condizioni pre-covid – vive metà dell’anno.
Benvenuto dunque, nelle librerie italiane, a “Il turno di Grace” romanzo la cui lettura ha la forza e l’impatto di un elettroshock. La narrazione è affidata a due voci narranti, le due sorelle maggiori, Grace e Jeannie, che offrono diverse visioni della loro infanzia sull’isola e della loro disfunzionale famiglia.
Affidato a voci narranti femminili, oscilla tra il presente narrativo e il passato del ricordo, alternando dialoghi incistati nella narrazione, ciò che rimanda all’eco di quello sperimentalismo letterario che è sospettoso di ogni linearità. Intanto, il racconto si avvolge in un alone incorporeo, una sorta di nebulosa ambigua dove non c’è certezza dell’azione, ciò che libera via via chi legge dalla necessità di far tornare i conti. A tratti il tono memorialistico e intimo ricorda il migliore Johon McGahern, quello di Moran tra le donne, o dell’ancora inedito in Italia, That They May Face the Rising Sun, altro libro in cui la storia respira lo stesso respiro della natura. Come ha notato John Banville, William Wall si muove sulla lieve linea di confine tra l’astratto e il tangibile, tra il percepito e l’ombra del dubbio, terreno instabile sul quale la scrittura cerca una interiorità non intimistica, ambigua e tuttavia mai incerta.
Recensioni di Il Turno Di Grace
Recensione in Italiano su The Yellow House
William Wall (Cork, 1955), narratore e poeta conosciuto In Italia per la raccolta poetica Le notizie sono (Faenza, Mobydick, 2012), sapientemente tradotta da Adele D’Arcangelo, è noto anche per i suoi legami con numerose istituzioni culturali del nostro paese, tra cui Scuola Interpreti e Traduttori di Forlì1, oltre che per la collaborazione con autori come il compianto Giovanni Nadiani, scrittore e germanista di grande talento. Alcuni mesi fa è uscito un suo nuovo libro, che segna una tappa significativa nella crescita della sua scrittura, avviata verso un’ulteriore maturazione. I riconoscimenti in questi anni, infatti, non gli sono mancati: il suo romanzo This Is The Country si è qualificato per il Man Booker Prize, 2005, il Young Mind Prize e per l’Irish Book Awards; i suoi racconti e le sue poesie hanno vinto numerosi premi, tra cui The Virginia Faulkner Award, 2011. Nel 2017, con i racconti dal titolo The Islands, si è aggiudicato il prestigioso Drue Heinz Prize for Literature, premio che gli ha consentito di tenere reading di successo negli Stati Uniti.
La sua nuova raccolta poetica si sviluppa lungo due direttrici principali: lirica ed elegiaca, la prima; più vicina ai canoni della poesia civile, la seconda. In qualche modo speculari appaiono la poesia di apertura e di chiusura, “The Yellow House” e “Lament for the Yellow House”, entrambe ispirate a una perdita, a un venir meno, seppure a distanza di decenni e nel segno di una diversa intensità emozionale.
La poesia che offre il titolo al volume inaugura una serie di testi nei quali si consuma l’elaborazione del lutto per le persone care perdute e dove il registro lirico si declina attraverso il sentimento della caducità delle cose e del vivere. Di questo tema aveva parlato Freud in un brevissimo ma illuminante scritto del 1915 (Vergänglichkeit), in cui riportava una conversazione con Rainer Maria Rilke e Lou Salomè: tutto ciò che avevano amato sembrava a loro svilito dalla transitorietà delle cose, mettendo in discussione il valore della bellezza e quello stesso dell’esistenza. Muovendo da questo senso di caducità, in non poche pagine di Wall si respira un’atmosfera di rivisitazione del passato dove, pur in presenza di un registro malinconico, una scrittura vigile e sorvegliata evita ogni forma di ab bandono al rimpianto.
Analogamente alla poetessa statunitense Sharon Olds nell’ispirata raccolta The Living and the Dead (1984), William Wall percorre un suo personale viaggio nell’Ade dove, attraversando i luoghi dell’assenza, ritrova i fantasmi del passato. Il primo itinerario parte dalla casa dove era cresciuto, the yellow house, appunto, distrutta nel 2008 da un’esplosione. Tra le macerie della memoria, il poeta rivede frammenti di vita vissuta, traendone un’amara conclusione: “the past is an animal / burrowing inside out” (il passato è un animale / che scava scomposto); “the past […] is a mine in the heart” (il passato […] è una miniera nel cuore)2, mentre sullo sfondo sfilano le dramatis personae in un crescendo di solitudine.
L’esplorazione prosegue nelle “Five elegies”, dove “la morte è una presenza forte”, come scrive David Toms in un’accurata recensione apparsa alcuni mesi fa. William Wall, nei panni di Odisseo, prosegue la sua discesa metaforica nel sottosuolo dove, sullo sfondo del porto di Genova, con un’immagine degna dei poemi omerici, vede “the wine dark sea and the stars” (il mare color rosso vino e le stelle) e una lucciola solitaria sotto una pianta di limone a evocare la sorella scomparsa. In una delle poesie più riuscite, c’è spazio anche per gli amici, per quel Guido Leotta, scrittore ed editore faentino scomparso improvvisamente e prematuramente, lasciando “jazz in the air / or smoke” (jazz nell’aria / o fumo) e la consapevolezza che l’assenza, quando si manifesta, lo fa spesso senza preavviso, “as a cliff-fall / swifts scattering / nests tumbling eggs / the dust / the broken wave // and in the silence / that follows the catastrophe / the applause of gulls’ wings / scavengers gathering at the edge / their shadowy blades” (come la caduta di un masso / rondini che si disperdono improvvise / nidi che capovolgono uova / la polvere / l’onda spezzata // e nel silenzio / che segue la catastrofe / l’applauso di ali di gabbiani / spazzini che raccolgono / le loro lame ombrose).
La raccolta è scandita da alcuni omaggi all’Italia dove Wall, con la moglie Liz, da qualche anno trascorre lunghi periodi. Ecco allora le traduzioni da Di no Campana (“Le vele”) e da I fasti dell’ortica di Maria Luisa Spaziani, con un omaggio alle vittime di Mauthausen: un testo che introduce una sezione in cui lo sguardo del poeta si rivolge al contesto sociale e politico, con un’attenzione al quotidiano insolita nella poesia italiana, ma abbastanza frequente in quella irlandese contemporanea.
“Pictures from Italy”, titolo mutuato da Dickens, inquadra l’orologio della stazione di Milano dove incombe la presenza di Mussolini nel 1922, anno della marcia su Roma, mentre quello della stazione di Bologna segna drammaticamente le 10:25, orario in cui il 2 agosto del 1980, una bomba attribuita ai fascisti, provocò un’orrenda strage. E nella piazza centrale della città, gremita di manifestanti in sciopero, significativa è l’immagine del poeta che ascolta “Bella Ciao” ed acquista un magnete con l’effigie di Gramsci, uno degli intellettuali a lui più cari, al punto da avere tradotto in inglese Le ceneri di Gramsci, lo splendido poema di Pasolini a lui dedicato.
In molti testi il tono si fa quasi epico, affrancato dal registro più intimista della prima parte, e ci regala pagine di rara potenza, come in “Via Antonio Gramsci”, dove in primo piano si impone la storia con i fantasmi di Mussolini e De Valera, mentre “Bandiera rossa”, l’inno dei comunisti italiani, viene cantato sotto voce come fosse un basso continuo che ritma e scandisce il credo politico dell’autore.
In una Londra dagli echi eliotiani (“unreal city”), Wall invoca il ritorno di un pensiero guida nella difficile traversata del nostro tempo: “[…] we are unprepared / to take our third class ticket / to the nineteenth century / where are you now Antonio Gramsci / when we need your like again” (siamo impreparati / a prendere il nostro biglietto di terza classe / per il diciannovesimo secolo / dove sei ora Antonio Gramsci / quando abbiamo nuovamente bisogno di uno come te?).
Dopo un momentaneo ripiegamento nel privato con la bellissima poesia d’amore “I would know your step”, quasi a fare da controcanto all’immersione nella durezza della storia, Wall chiude il cerchio della specularità, proponendoci nel finale “Lament for the yellow house”, casa che non è più quella del poeta in apertura, bensì quella di Van Gogh, distrutta da una bomba degli Alleati ad Arles, nel 1944, e riprodotta nella copertina del libro grazie al celebre dipinto. Come la casa dell’infanzia del poeta è andata distrutta, così anche l’abitazione dove vissero Van Gogh e Gauguin è scomparsa, lasciando un cielo cobalto e una pietra sulfurea con il sapore di qualcosa di caro che non è destinato a tornare, nonostante le nostre invocazioni: “I want to walk my yellow house / the croocked room / the croocked floor / give me back my things of air / my yellow bed / my yellow chair” (voglio camminare nella mia casa gialla / nella stanza storta / sul pavimento storto / ridatemi le cose svanite / il mio letto giallo / la mia sedia gialla).
Le due case e i due destini si confondono, ma resta come lascito dell’artista olandese al poeta quel “paint from the real” (dipingere dal vero) che forse accomuna due poetiche e due modi di rappresentare la realtà.
(Non essendo il volume pubblicato in Italia, mi sono affidato a una mia traduzione di servizio. D.S. Autore)
Daniele Serafini su Studi Irlandesi
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Le Notizie Sono
MobyDick, Faenza, 2012
Lettura poetica bilinguale per la Giornata Internazionale della Traduzione
Con la Dott.essa Adele D’Arcangelo al Dipartimento di Interpretazione e Traduzione dell’ Università di Bologna